Qualcosa, in cui sperare, Sia pure così lontana È Capitale contro la Disperazione - Qualcosa, da soffrire, Sia pure così acuta - Se a termine, può essere sopportata
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Contro la seduzione
Non vi fate sedurre; non esiste ritorno. Il giorno sta alle porte, già è qui vento di notte. Altro mattino non verrà.
Non vi lasciate illudere che è poco, la vita. Bevetela a grandi sorsi, non vi sarà bastata quando dovrete perderla.
Non vi date conforto; vi resta poco tempo. Chi è disfatto, marcisca. La vita è la più grande: nulla sarà più vostro.
Non vi fate sedurre da schiavitù e da piaghe. Che cosa vi può ancora spaventare? Morite con tutte le bestie e non c’è niente, dopo.
Bertolt Brecht
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Il giorno nasce Anche nei miei sogni più folli Ti ho dedicato questa poesia
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La Terra Santa
Ho conosciuto Gerico, ho avuto anch’io la mia Palestina, le mura del manicomio erano le mura di Gerico e una pozza di acqua infettata ci ha battezzati tutti. Li dentro eravamo ebrei e i Farisei erano in alto e c’era anche il Messia confuso dentro la folla: un pazzo che urlava al Cielo tutto il suo amore in Dio.
Noi tutti, branco di asceti eravamo come gli uccelli e ogni tanto una rete oscura ci imprigionava ma andavamo verso le messe, le messe di nostro Signore e Cristo Salvatore.
Fummo lavati e sepolti, odoravamo di incenso. E dopo, quando amavamo ci facevano gli elettrochoc perché, dicevano, un pazzo non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l’avello anch’io mi sono ridestata e anch’io come Gesù ho avuto la mia ressurezione, ma non sono salita ai cieli sono discesa all’inferno da dove riguardo stupita le mura di Gerico antica.
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La Poesia
Nella mia mente è scolpita una poesia che esprimerà la mia anima intera La sento vaga come il suono e il vento eppure scolpita in piena chiarezza. Non ha strofa, verso né parola non è neppure come la sogno. E' un mero sentimento, indefinito, una felice bruma intorno al pensiero. Giorno e notte nel mio mistero la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla, e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso come per librarsi nella sua vaga compiutezza. So che non sarà mai scritta. So che non so che cosa sia. Ma sono contento di sognarla, e una falsa felicità, benché falsa, è felicità.
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Sabbie Mobili Demoni e meraviglie
Venti e maree Lontano di gia' si e' ritirato il mare E tu Come alga dolcemente accarezzata dal vento Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando Demoni e meraviglie Venti e maree Lontano di gia' si e' ritirato il mare Ma nei tuoi occhi socchiusi Due piccole onde son rimaste Demoni e meraviglie Venti e maree Due piccole onde per annegarmi.
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Spesso il male di vivere...
Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato
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La mia sera Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c'è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell'aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell'umida sera. E', quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d'oro. O stanco dolore, riposa! La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera. Che voli di rondini intorno! Che gridi nell'aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, sì piccola, i nidi nel giorno non l'ebbero intera. Nè io ... che voli, che gridi, mia limpida sera! Don ... Don ... E mi dicono, Dormi! mi cantano, Dormi! sussurrano, Dormi! bisbigliano, Dormi! là, voci di tenebra azzurra ... Mi sembrano canti di culla, che fanno ch'io torni com'era ... sentivo mia madre ... poi nulla ... sul far della sera.
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Udivo, come se non avessi Orecchi Finché una Parola Vitale Percorse tutta la strada dalla Vita a me E allora seppi che avevo udito - Vedevo, come se i miei Occhi fossero Di un altro, finché una Cosa E ora so che era Luce, perché Era adatta a loro, giunse. Abitavo, come se Io stessa fossi fuori, Solo il mio Corpo dentro Finché una Forza mi scoprì E inserì in me il nocciolo - E lo Spirito si volse alla Polvere "Vecchia Amica, tu mi conosci", E il Tempo uscì ad annunciare la Notizia.
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"POTESSERO LE MIE MANI SFOGLIARE" Pronunzio il tuo nome Ti'amerò come allora
……………………………………… La campana de la Chiesa Che sòno1 a fà? - diceva una Campana - Da un pò de tempo in quà, c’é tanta gente che invece d’entrà drento s’allontana. Anticamente, appena davo un tocco la Chiesa era già piena; ma adesso ho voja a fà la canoffiena2 pe’ chiamà li cristiani còr patocco!3 Se l’omo che me sente nun me crede che diavolo dirà Domineddio? Dirà ch’er sòno mio nun é più bono a risvejà4 la fede. - No, la raggione te la spiego io: - je disse un Angioletto che stava in pizzo ar5 tetto - nun dipenne da te che nun sei bona, ma dipenne dall’anima cristiana che nun se fida più de la Campana perché conosce quello che la sòna.
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RAGAZZA D'ACCIAIO" Ragazza d'acciaio non amavo nessuno al mondo
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SE QUALCUNO..
Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta, dicendo che è un mio emissario, non credergli, anche se sono io; ché il mio orgoglio vanitoso non ammette neanche che si bussi alla porta irreale del cielo. Ma se, ovviamente, senza che tu senta bussare, vai ad aprire la porta e trovi qualcuno come in attesa di bussare, medita un poco. Quello è il mio emissario e me e ciò che di disperato il mio orgoglio ammette. Apri a chi non bussa alla tua porta.
………………………………………………………. Se avess'io Se avess'io levità di una fanciulla invece di codesto ,torturato, pesantissimo cuore e conoscessi la purezza delle acque come fossi entro raccolta in miti-sacrifici, spoglierei questa insipida memoria per immergermi in te, fatto mio uomo.
Io ti debbo i racconti piu fruttuosi della mia terra che non dà mai spiga. e ti debbo parole come l'ape deve miele al suo fiore.Perchè t'amo caro,da sempre, prima dell'inferno prima del paradiso,prima ancora che io fossi buttata nell'argilla del mio pavido corpo. Amore mio quanto pesante è adducerti il mio carro che io guido nel giorno dell'arsura alle tue mille bocche di ristoro !
……………………………………………………….. HO PENA DELLE STELLE
Ho pena delle stelle che brillano da tanto tempo, da tanto tempo... Ho pena delle stelle. Non ci sarà una stanchezza delle cose, di tutte le cose, come delle gambe o di un braccio? Una stanchezza di esistere, di essere, solo di essere, l'essere triste lume o un sorriso... Non ci sarà dunque, per le cose che sono, non la morte, bensì un'altra specie di fine, o una grande ragione: qualcosa così, come un perdono?
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Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Quest'è Bacco e Arianna, belli, e l'un dell'altro ardenti: perché 'l tempo fugge e inganna, sempre insieme stan contenti. Queste ninfe ed altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'e certezza. Questi lieti satiretti, delle ninfe innamorati, per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; or da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto sia: di doman non c'è certezza. Queste ninfe anche hanno caro da lor essere ingannate: non puon fare a Amor riparo, se non genti rozze e ingrate: ora insieme mescolate suonon, canton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Questa soma, che vien drieto sopra l'asino, è Sileno: così vecchio è ebbro e lieto, già di carne e d'anni pieno; se non può star ritto, almeno ride e gode tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Mida vien drieto a costoro: ciò che tocca, oro diventa. E che giova aver tesoro, s'altri poi non si contenta? Che dolcezza vuoi che senta chi ha sete tuttavia? Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; oggi siam, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Donne e giovìnetti amanti, viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Ciò c'ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.
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FUORE "Sprofonderà l'odore acre dei tigli Nella notte di pioggia. Sarà vano Il tempo della gioia, la sua furia, quel suo morso di fulmine che schianta. Rimane appena aperta l'indolenza, il ricordo di un gesto, d'una sillaba, ma come d'un volo lento d'uccelli fra vapori di nebbia. E ancora attendi, non so che cosa, mia sperduta; forse un'ora che decida, che richiami il principio o la fine: uguale sorte, ormai. Qui nero il fumo degli incendi secca ancora la gola. Se lo puoi, dimentica quel sapore di zolfo e la paura. Le parole ci stancano, risalgono da un'acqua lapidata; forse il cuore ci resta, forse il cuore
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"O Capitano! Mio Capitano!"
O Capitano! Mio Capitano! Il nostro duro viaggio è finito, la nave ha scapolato ogni tempesta, il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino, sento le campane, la gente esulta, mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace: ma, o cuore, cuore, cuore! Gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto.
O Capitano! Mio Capitano! Alzati a sentire le campane; alzati, per te la bandiera è gettata, per te la tromba suona, per te i fiori, i nastri, le ghirlande, per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te; ecco Capitano! Padre caro! Questo mio braccio sotto la nuca! È un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto.
Il mio Capitano non risponde, esangui e immobili le sue labbra, non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà, la nave è all'ancora sana e salva, il viaggio finito, dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta; esultate rive, suonate campane! Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace freddo, morto.
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E' l'ora del tallone, osso del ritorno, a lui spetta di appoggiare il passo che riporta indietro.»
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. Farò della mia anima uno scrigno per la tua anima, del mio cuore una dimora per la tua bellezza, del mio petto un sepolcro per le tue pene. Ti amerò come le praterie amano la primavera, e vivrò in te la vita di un fiore sotto i raggi del sole. Canterò il tuo nome come la valle canta l'eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia ascolta la storia delle onde.
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Legami - potrò ancora cantare - Scacciami - il mio mandolino Risuonerà sincero, dentro - Uccidimi - e la mia Anima salirà Inneggiando in Paradiso - Ancora tua -
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Se tu mi dimentichi - Pablo Neruda
Voglio che tu sappia Una cosa. Tu sai com’è questa cosa: se guardo la luna di cristallo, il ramo rosso del lento autunno alla mia finestra, se tocco vicino al fuoco l’impalpabile cenere o il rugoso corpo della legna, tutto mi conduce a te, come se cio’ che esiste aromi, luce, metalli, fossero piccole navi che vanno verso le tue isole che m’attendono.
Orbene, se a poco a poco cessi di amarmi cesserò d’amarti poco a poco. “ Se d’improvviso mi dimentichi, non cercarmi, chè già ti avrò dimenticata “
Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere Che passa per la mia vita e ti decidi a lasciarmi sulla riva del cuore in cui ho le radici, pensa che in quel giorno, in quell’ora, leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra.
Ma se ogni giorno, ogni ora senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile. Se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi, ahi, amor mio, ahi mia, in me tutto quel fuoco si ripete, in me nulla si spegne né si dimentica, il mio amore si nutre del tuo amore, amata, e finchè tu vivrai starà tra le tue braccia senza uscire dalle mie. ………………………………………………….
Paris at night Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
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Segui la tua sorte… annaffia le tue piante, ama le tue rose. Il resto è l’ombra d’alberi stranieri. La realtà è sempre di più o di meno di quello che vogliamo. Solo noi siamo sempre uguali a noi stessi. Dolce è vivere solo. Grande e nobile è sempre vivere con semplicità. Lascia il dolore sulle are come offerta agli dei. Guarda la vita da lontano, e non interrogarla mai. Nulla essa può dirti. La risposta è al di là degli dei. Ma serenamente imita l’Olimpo nel segreto del tuo cuore. Gli dei sono dei perché non si pensano.
Ricardo Reis (Fernando Pessoa) …………………………………… Sonetto XV Quando penso che tutto ciò che nasce resta perfetto un solo breve istante, e questa scena immensa offre solo fantasmi su cui le stelle calano il loro arcano influsso. Quando vedo crescere gli uomini come le piante, favoriti o contrastati dallo stesso cielo, E vantarsi in gioventù e al culmine decrescere, cancellando dalla memoria l'orgogliosa primavera, allora nel sogno di questa vita precaria, ti mostri ai miei occhi di gioventù vestito, mentre il tempo e la morte cospirano insieme, per trasformare in fetida notte il tuo fresco giorno. Allora per amor tuo lotto col tempo e come esso ti lacera, io ti risemino ancora.
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Non dire mai che il mio cuore ti è stato infedele Quella è la casa del mio amore. Se ho vagato, Non credere – benchè nella mia natura regni Perchè nulla è per me l’intero l’universo…
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a Poesia Nella mia mente è scolpita una poesia che esprimerà la mia anima intera La sento vaga come il suono e il vento eppure scolpita in piena chiarezza. Non ha strofa, verso né parola non è neppure come la sogno. E' un mero sentimento, indefinito, una felice bruma intorno al pensiero. Giorno e notte nel mio mistero la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla, e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso come per librarsi nella sua vaga compiutezza. So che non sarà mai scritta. So che non so che cosa sia. Ma sono contento di sognarla, e una falsa felicità, benché falsa, è felicità.
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Quando ti disporrai a ignorarmi Tale è il mio amore, così t'appartengo
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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE"
La tua virtù è la mia sicurezza. E allora
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SONETTO N° 128 Quando musica tu suoni, mia musica,
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Tre pagine di poesie a cura di Rossella Artusa |
A cura di Rossella Artusa
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L'Aurora è il tentativo Del Volto Celeste Di simulare, per Noi L'Inconsapevolezza della Perfezione |
Sonetto XXIII Come un attore impreparato in palcoscenico,
…………………………………………………. Tu sei per la mia mente come il cibo per la vita, Prima orgiglioso di possedere e, subito dopo, Talvolta sazio di banchettare del tuo sguardo, Così ogni giorno soffro di fame e sazietà,
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Se proprio devi odiarmi
……………………………………………………… "SONETTO CXIII" Da quando ti ho lasciato il mio occhio è nella mente,
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